novara (NO)
Raccontastorie per natura, giornalista per indole, fotografo per necessità. Così mi posso riassumere e posso riassumere il mio lavoro iniziato, ormai, nel secolo scorso. Tante le vicende narrate attraverso le lenti e la ‘penna’, molti i luoghi attraversati, dall’Asia all’Africa passando inevitabilmente per l’Europa e per l’Italia, ma, soprattutto, moltissime le persone incontrate e conosciute di cui porto addosso e nello spirito un pezzetto di anima. Moltissime le storie che ancora mancano e aspettano solo di essere raccolte. Miliardi direi, come miliardi sono al mondo le persone. Tutte hanno qualcosa da dire in qualche modo, tuttavia il mio orecchio è più sensibile alle voci di chi voce non ha, alle urla silenziose di chi soffre e lotta, alle mani callose e sporche di chi combatte tutti i giorni per avere quello che per molti è normale e scontato. Il mio occhio è attirato dalla luce opaca di chi passa inosservato, dall’ombra di chi appare quasi trasparente. Se dovessi tradurre in note, in musica, direi che sono note di jazz quelle che cerco di catturare in immagini e parole. Jazz ma non solo, il primo amore resta sempre l’heavy metal. Nelle pause tra una storia reale e l’altra non mi faccio mancare di inventare le avventure del detective Orovitz, arrivato al secondo libro, o di viaggiare con i suoni di una jam session.
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Breve reportage sulle linee ferroviarie chiuse in Piemonte
www.carminerubicco.com/2017/08/24/piu-che-lunesco-poterono-gli-interessi-privati/
Dalla progettazione del viaggio alla partenza da Roma molte cose sono avvenute. Disguidi con lo spedizioniere che hanno stravolto i piani iniziali costringendo allo spostamento della data di partenza posticipata di una settimana, intoppi burocratici alla dogana sudafricana che hanno rischiato di far slittare l’inizio effettivo del viaggio. A questo si sono aggiunte le vie namibiane, soprattutto quelle che hanno portato verso Sesriem e Sussulvei. Qui la prima vera prova per i piloti e i mezzi grazie allo sterrato del deserto namibiano. Ghiaia e sabbia hanno condizionato l’andatura verso il Nyangana Catholic Hospital.
La struttura si trova poco fuori il centro abitato e offre assistenza a pazienti sparsi in un raggio di diverse centinai di chilometri. L’ospedale è composto da più padiglioni, oltre alle case degli infermieri e delle suore, e può dare supporto a diverse tipologie di malattie, eseguire operazioni, dare assistenza per il parto e per la malaria. Ad attendere il gruppo a Nyangana c’è suor Lovely. E’ lei con le consorelle che gestisce il centro medico coadiuvando i pochi dottori. Sebbene l’ospedale sia ben messo strutturalmente al suo interno mancano diverse cosa. Tra questa l’assenza che più pesa è quella dei medici. Non ci sono poi mezzi e mancano ben di prima necessità come siringhe, garze, sterilizzatori. Anche i medicinali scarseggiano. Nonostante tutto lo staff nonsi perde d’animo e non fa mancare supporto morale oltre che fisico alle persone.
La sorella accompagna una delegazione del team a visitare la struttura per rendersi conto delle criticità e delle potenzialità non sfruttate.
www.carminerubicco.com/2018/10/11/nyangana-suor-lovely-una-vita-per-i-malati/